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Le origini di Aidone sono riconducibili alla fondazione di Herbita città greca di eccezionale importanza.
L’antico villaggio di Ayn-dun (fonte d’acqua) si componeva di una piccola Chiesa basilicale e piccole case che costeggiavano il fiume Bukarit, strade e acquedotti la collegavano all’antica Herbita (Morgantina).

Nell’anno 827, durante l’avanzata dall’esercito musulmano Aidone fu occupata, la sua posizione strategica permise all’esercito musulmano di attaccare la vicina Castrum Hennae (Castr Janni).
Nel 1076 d.C il Conte Ruggero I d’Altavilla con i suoi cavalieri conquistò Aidone.
Il centro abitato di Ayn-dun era delimitato da una porta d’accesso che coincide con la Piazza Municipio di oggi, percorrendo l’antica strada romana si giungeva alla sommità del Castello.

storia aidone

Alla morte di Ruggero Machabeo, i suoi titoli e tutti i suoi possedimenti andarono alla sorella Adelasia. La contessa Adelasia era una donna molto religiosa, teneva in grande considerazione la qualità di vita dei suoi sudditi, nei suoi territori fece costruire diversi mulini e numerosi monasteri e Chiese. Nel 1134 in Aidone fece edificare la Chiesa di S. Maria Lo Plano con il Convento Benedettino.
La Contessa Adelasia garantì un buon sviluppo del centro abitato di Adone, buono come lo sviluppo della vicina Piazza una città demaniale assegnata prima al Conte Enrico del Vasto e poi a suo figlio il Conte Simone, figlio di Enrico e di Flandina,la zia di Adelasia.
Con il cugino Conte Simone Adelasia ebbe ottimi rapporti tanto da far costruire a Piazza la Chiesa di S. Andrea.

Il Dialetto Gallo Italico di Sicilia.

Il dialetto parlato in Aidone, ma anche a Nicosia, Piazza Armerina, San Fratello e Sperlinga, viene denominato dai linguisti galloitalico. Questi dialetti, soprattutto nella fase più antica, si differenziavano dal siciliano per caratteristiche fonetiche, morfologiche e lessicali. La loro origine va ricercata ai tempi della dominazione normanna e sveva della Sicilia, dall’XI al XIII sec., quando fu favorita l’immigrazione dei coloni provenienti dall’Italia settentrionale per ricostruire e ripopolare paesi e contrade sconvolte dalle guerre.

Le aree di provenienza erano soprattutto Lombardia, Piemonte, l’antica Gallia Cisalpina, da qui la definizione di galloitalico e la relativa somiglianza con il francese che salta anche all’orecchio del profano. In Aidone, la posizione un po’ isolata, nonché la vicinanza con la galloitalica Piazza Armerina, hanno favorito la conservazione del dialetto per molti secoli, poi l’esigenza di comunicare ed effettuare scambi ha favorito il suo avvicinamento al siciliano.

La forma vernacolare, conservata nei documenti scritti (soprattutto composizioni poetiche dell’inizio del Novecento) e nell’uso attuale di pochi parlanti, aveva già subìto l’impoverimento morfologico e lessicale a favore del siciliano e mantenuto più a lungo gli esiti fonetici. All’inizio del secolo (1902), A.Ranfaldi scriveva in un sonetto: “A ddinga ch’ogn giurn us a v’rsùra, Nan eia com a cudda c’tatìna” (la lingua che ogni giorno uso in campagna, non è come quella cittadina), testimoniando di fatto una situazione di bilinguismo che ancora perdura: il vernacolo parlato in ambienti familiari e rurali e il “siciliano” riservato alla piazza e ai forestieri.